tag:blogger.com,1999:blog-55074166208731126092024-03-13T11:21:44.333+01:00milakleemila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.comBlogger7125tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-16783595386984660762012-01-22T14:07:00.001+01:002012-01-22T14:09:39.427+01:00mozzo<p>(val)</p> <p>Mozzo era una gatta speciale. <br />Mozzo era la gatta più diffidente che abbia mai incontrato. <br />A quei tempi stavo con bep da 6 mesi e lui, nonostante abitasse in una casa fatta a misura di gatto, con terrazzo e giardino, diceva di non volere gatti, a meno che non tornasse il suo gatto maschio, mozzo appunto, scomparso 4 anni prima e mai più ritrovato nonostante le ricerche.</p> <p> <a href="http://lh5.ggpht.com/-7H4N_acHo3k/TxwJxn6eZ-I/AAAAAAAAAEE/zF0rVXIIyEU/s1600-h/mozzoblog01%25255B5%25255D.jpg"><img title="mozzoblog01" style="display: inline" height="295" alt="mozzoblog01" src="http://lh5.ggpht.com/-V7rJElnYM70/TxwJzMR83YI/AAAAAAAAAEM/jAj9RQy15io/mozzoblog01_thumb%25255B3%25255D.jpg?imgmax=800" width="390" /></a> </p> <p>Mozzo è comparsa nella nostra vita nel gennaio del 2006, gironzolava nella neve intorno a casa senza mai farsi avvicinare e bep ha subito creduto che fosse il suo gatto, rinselvatichito e finalmente tornato. Io ero più scettica, mi sembrava più una cucciola femmina, venuta chissà da dove a sfidare l'inverno sotto casa nostra. </p> <p><a href="http://lh5.ggpht.com/-PgTESgz4BPg/TxwJ1VdXGrI/AAAAAAAAAEU/tjsysf6b1k4/s1600-h/mozzoblog02%25255B4%25255D.jpg"><img title="mozzoblog02" style="display: inline" height="292" alt="mozzoblog02" src="http://lh5.ggpht.com/-Y8_D9qATnrY/TxwJ2wPNegI/AAAAAAAAAEc/qf_RewpAcoc/mozzoblog02_thumb%25255B2%25255D.jpg?imgmax=800" width="390" /></a> </p> <p>Fatto sta che cominciammo un lento e difficile addomesticamento, fatto di cibo e tentativi frustrati di carezze. <br />Mozzo aveva paura delle nostre mani, si lasciava avvicinare ma teneva sempre d'occhio una via di fuga, era impossibile toccarla e ancor meno prenderla, però a poco a poco si abituava alle nostre voci, alla nostra presenza e a sentirsi chiamare mozzo. </p> <p><a href="http://lh3.ggpht.com/-W5tI_FTrG40/TxwJ5GBaZGI/AAAAAAAAAEk/M4933xcz6RA/s1600-h/mozzoblog03%25255B4%25255D.jpg"><img title="mozzoblog03" style="display: inline" height="292" alt="mozzoblog03" src="http://lh3.ggpht.com/-2Oewjbc2nUg/TxwJ57UzbiI/AAAAAAAAAEs/q6pUbHWUw8M/mozzoblog03_thumb%25255B2%25255D.jpg?imgmax=800" width="390" /></a> </p> <p>Ad aprile era finalmente pronta ad accettarci, ma di venire in casa non se ne parlava. Si strusciava beatamente sulle nostre mani, ma solo quando voleva lei. <br />Ed era incintissima, quindi indiscutibilmente femmina.</p> <p><a href="http://lh5.ggpht.com/-3M2dNxZKI0k/TxwJ75ghH_I/AAAAAAAAAE0/nvwUTXwNK0Y/s1600-h/mozzoblog04%25255B4%25255D.jpg"><img title="mozzoblog04" style="display: inline" height="335" alt="mozzoblog04" src="http://lh6.ggpht.com/-RrffNhPTowk/TxwJ-H8VAqI/AAAAAAAAAE8/dih3vNW_HPQ/mozzoblog04_thumb%25255B2%25255D.jpg?imgmax=800" width="390" /></a></p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-47937724180608883282012-01-20T17:03:00.001+01:002012-01-20T17:33:06.957+01:0018 anni fa<p>(val)</p> <p>La mattina del 20 gennaio 1994, dopo oltre 18 anni di <a href="http://www.ecn.org/leoncavallo/storic/primvol.htm">occupazione</a> il centro sociale leoncavallo viene sgomberato dalla sua sede storica in via leoncavallo. Le ruspe distruggono tutto.</p> <p> <a href="http://lh3.ggpht.com/-Q7hsNnTxjVw/TxmXDX5ImWI/AAAAAAAAADg/BzQolNBJDXE/s1600-h/153sgombero940120%25255B1%25255D.jpg"><img title="153sgombero940120" style="display: inline" height="304" alt="153sgombero940120" src="http://lh5.ggpht.com/-gZNN_YFv1fE/TxmQSdzyXdI/AAAAAAAAADo/hkyS_M7Lm3U/153sgombero940120_thumb.jpg?imgmax=800" width="390" /></a> </p> <p><a href="http://lh3.ggpht.com/-PCKvcFySTY0/TxmQUQOcS9I/AAAAAAAAADs/U95m2Z3bHrQ/s1600-h/171sgombero940120%25255B4%25255D.jpg"><img title="171sgombero940120" style="display: inline" height="152" alt="171sgombero940120" src="http://lh3.ggpht.com/-T7qAp5p05bM/TxmQU_R6rkI/AAAAAAAAADw/zuD_SSoftGA/171sgombero940120_thumb%25255B3%25255D.jpg?imgmax=800" width="189" /></a><a href="http://lh6.ggpht.com/-R57txvXnJpU/TxmQWqum6DI/AAAAAAAAAD0/pLmVggo3_Ys/s1600-h/172sgombero940120%25255B2%25255D.jpg"><img title="172sgombero940120" style="display: inline; margin-left: 0px; margin-right: 0px" height="152" alt="172sgombero940120" src="http://lh4.ggpht.com/-glQZR2lpJac/TxmQXYQtHBI/AAAAAAAAAD4/mEAU4dwb-zw/172sgombero940120_thumb%25255B1%25255D.jpg?imgmax=800" width="195" /></a> </p> <p><a href="http://lh3.ggpht.com/-3YXQOSn_lKs/TxmQY5mWeCI/AAAAAAAAAD8/wKP0plI-a1c/s1600-h/177distruzione%25255B1%25255D.jpg"><img title="177distruzione" style="display: inline" height="270" alt="177distruzione" src="http://lh3.ggpht.com/-7zi_eyNl7fY/TxmQZ_bukpI/AAAAAAAAAEA/m0lgal2-ztw/177distruzione_thumb.jpg?imgmax=800" width="390" /></a> </p> <p>“Compagno sembra ieri <br />eppure ne è passato di tempo <br />da quando si stava insieme <br />a ridere cantare bere ed era bello <br />vivere insieme in piazza e all'osteria <br />avere un cuore solo una sola allegria <br />un unico ideale piazzato lì davanti <br />giorno e notte convinti di far cose importanti <br />amici da star male l'un verso l'altro attenti <br />forti, comprensivi fiduciosi e contenti…”</p> <p>… sono passati altri 18 anni.</p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-78665473156235796412008-10-10T19:14:00.001+02:002008-10-10T19:25:19.124+02:00Alta Via della Valmalenco<p>(val)</p> <p>27 luglio - E' domenica, il tempo fa schifo come da previsioni, ma domani dovrebbe cambiare. Ci facciamo tutta la Valtellina attenti ai cartelli di limite orario (50/70km/h) tra capannoni, fabbrichette e tristi case di fondovalle e non ci passa più... A Sondrio giriamo a sinistra e ci infiliamo nella Valmalenco, fino a Chiesa. Lì prendiamo la nuova funivia, enorme, una cabina porta 160 persone... sembra una piazza. <img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530826-3dc" width="390" /> Il rifugio Palù, sul lago omonimo e sul sentiero dell'alta via, quest'anno è in ristrutturazione quindi cercheremo posto al rifugio Motta (privato, 2180mslm), a 15/20 minuti dall'arrivo della funivia. Il tempo è infame, pioviggina. Arriviamo all'ora di merenda senza però aver pranzato: la simpatica rifugista, Paola, ci tenta con dei pizzoccheri buonissimi, che mangiamo in speciali piatti di sasso, poi saliamo nella nostra cameretta, 2 lettini, un lettone, bagno con doccia e asciugamani. <img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530827-b57" width="390" /> Il rifugio è stato completamente rinnovato 2 anni fa, da semplice costruzione in pietra a vero albergo con pochi posti letto ma un'enorme sala da pranzo (ristorante soprattutto per gli sciatori in inverno). Siamo gli unici ospiti e chiacchieriamo con la famiglia che cena accanto a noi: il padre di Paola ci illustra le vecchie foto appese e ci racconta di suo padre, primo gestore del rifugio quando era ancora una baita. Le due bimbe di Paola vogliono già servire a tavola, promessa di quarta generazione di rifugiste, poi tirano fuori un pc e cercano di collegarsi ad internet ingarbugliando tutti i fili. Monelle e sveglissime, molto carine. Cerco di coinvolgere bep facendogli vedere il giro che faremo nei prossimi giorni, ma si disinteressa dicendo che tanto gli faccio io da guida e so io dove andare... </p> <p><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5530829-88e" width="200" align="right" />28 luglio - C'è un sole stupendo e comincia il vero trekking lungo il tracciato dell'Alta Via della Valmalenco, segnato con un triangolo giallo in cui è inscritto il numero del giorno di marcia (noi abbiamo iniziato oggi ma in realtà questo sarebbe il quinto giorno del trek). All'inizio purtroppo camminiamo su sterrate e piste da sci, intorno a noi ogni crinale ha il suo impianto di risalita... era qualche anno che mancavo da questi posti e mi sembra che abbiano veramente esagerato. Il lago Palù dall'alto invece è molto bello. <img height="303" src="http://www.divshare.com/img/display/5530832-46e" width="400" /> <img height="154" src="http://www.divshare.com/img/display/5530833-914" width="200" align="right" /> Pausa foto all'alpe Campolungo dove una marmotta si mette in posa come una diva. Dopo un po' comincia il bosco e il paesaggio migliora, la stradona diventa sentiero, fino ad arrivare al grande alpeggio Campascio (1844mslm) sotto i rifugi Mitta e Musella. Da lì comincia una salita interminabile, prima nel bosco fino ai due rifugi, poi per il sentiero chiamato dei sette sospiri, perché supera sette dossi morenici fino ad arrivare, salendo con ripido zig-zag, al rifugio Carate (2636mslm). <img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530834-363" width="390" /> Sono affezionata a questo piccolo rustico rifugio del CAI, vorrei fermarmi qui invece che proseguire per l'enorme Capanna Marinelli, da 210 posti letto, ma bep preferisce arrivare all'ambiente glaciale che ci aspetta aldilà della Bocchetta delle Forbici, pochi metri sopra alla Carate. Così qui ci fermiamo solo a mangiare, splendidamente, e a fare due chiacchiere coi gestori... sarà per la prossima volta. Ed ecco finalmente apparire, anche se un po' velati dalle nubi, i ghiacciai e le cime. <img height="153" src="http://www.divshare.com/img/display/5530840-4c1" width="200" align="right" /> Dalla bocchetta si pesta qualche nevaio e si scende fino al laghetto e al torrente ai piedi della vedretta di Caspoggio, poi si ricomincia a salire ancora ripidamente a zig-zag fino alla Capanna Marinelli (CAI, 2813mslm). Pochi ospiti, clima tranquillo, gestori molto disponibili, ottima vista. Bep comincia a interessarsi ai luoghi, soprattutto al Bernina e alla Capanna Marco e Rosa, e compra una cartina 1.25.000 della zona. Verso sera pioggia violentissima, ho lasciato fuori gli scarponi ma qualche anima pia me li riporta dentro. Abbiamo una stanzetta carina da 2, con lenzuola verdi.</p> <p><img height="151" src="http://www.divshare.com/img/display/5530852-aea" width="190" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5530843-7f9" width="190" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5530842-1b2" width="190" /><img height="152" src="http://www.divshare.com/img/display/5530844-bda" width="190" /></p> <p>29 luglio -  Mattina splendida. Seguiamo i consigli dei rifugisti e partiamo dopo le 9, in modo che arrivi il sole sul tratto di ghiacciaio che dobbiamo attraversare. Oggi ci tocca un sentiero breve ma "puntinato" cioè per esperti e siamo incredibilmente soli (lo saremo per tutto il giorno). Si scende lungo il sentiero da cui siamo saliti, ma poco dopo lo si abbandona proseguendo su grossi sassi scomodi, in quota, lungo la morena alla sinistra del ghiacciaio. Questo tratto mi sembra lunghissimo, finalmente si arriva al ghiacciaio, che affrontiamo legati e con ramponi. </p> <p><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530845-113" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530846-c0f" width="190" /><img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530848-efa" width="390" /> Con leggera e tranquilla salita arriviamo alla Bocchetta di Caspoggio (2983mslm). Da qua è tutta discesa, prima con un breve tratto di corda fissa, poi tra nevai e roccette spacca-schiena alla ricerca del triangolo giallo (oggi ha inscritto il numero 6) che ci indichi il giusto percorso, infine per prati, si arriva al rifugio Bignami (CAI, 2400mslm).<img height="301" src="http://www.divshare.com/img/display/5530853-92e" width="390" /><img height="145" src="http://www.divshare.com/img/display/5530865-b8b" width="190" /><img height="145" src="http://www.divshare.com/img/display/5530854-ba3" width="190" /><img height="290" src="http://www.divshare.com/img/display/5530857-640" width="390" />  Lungo il percorso restiamo folgorati dalla bellezza della Vedretta di Fellaria, alla nostra sinistra, con enormi blocchi di ghiaccio pronti a cadere tra boati e tonfi e con un'altissima cascata ed altre minori che scaricano nel grande lago dell'Alpe Gera. <img height="154" src="http://www.divshare.com/img/display/5530868-1d1" width="200" align="right" />Appena entrati nel rifugio il profumo di aglio ci convince che è ora di pizzoccheri, al tavolo accanto al nostro pranzano madre e figlio, molto belli e fotogenici, che però tornano giù subito dopo. Pomeriggio di ozio, foto e piccole esplorazioni nei paraggi. <img height="155" src="http://www.divshare.com/img/display/5530884-3e8" width="200" align="right" />Alla sera due chiacchiere con gli unici altri due ospiti del rifugio e con i giovani gestori. Bep gioca a scacchi su una scacchiera antica con Mauro, ragazzo milanese che fa la stagione qui. Abbiamo una stanzina da 3 solo per noi, con lenzuola rosse e vista sulla Vedretta di Fellaria.   </p> <p>30 luglio - Altra giornata di sole. Scendiamo dal Bignami verso il lago di Alpe Gera, aggirandolo in senso orario e passando sui molti ponticelli che attraversano i torrenti del disgelo, poi risaliamo verso l'alpeggio di Gembrè, dove facciamo foto alle baite, proseguiamo quindi con saliscendi lungo il lago passando sotto ad alcune vie attrezzate e sotto ad un grosso masso spaventosamente sporgente sul lago, e infine ci infiliamo con una ripida salita nella Val Poschiavina, lunghissima valle che porta in Svizzera e che ci accoglie con un bellissimo alpeggio dal verde incredibile. <img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530885-324" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530889-33d" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530891-22e" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530892-409" width="190" /><img height="294" src="http://www.divshare.com/img/display/5530909-fe4" width="390" />  Il sentiero (triangolo giallo con numero 7) risale tutta la valle e il torrente fino alle roccette che conducono al passo Canciano (2464mslm), segnato dal cippo di confine. Lungo tutto questo percorso, voltandoci indietro, rivediamo i grandi ghiacciai intorno al Bernina, e che al passo si specchiano nel primo dei numerosissimi laghetti che incontreremo. Ho iniziato a contarli ma ho perso il conto quasi subito... Prosegue per un po' la salita e infine al passo di Campagneda (2626mslm) si cambia valle e si comincia a scendere: nei bellissimi laghetti alpini ormai si specchia il monte Disgrazia. <img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530910-b2c" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530911-cf5" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530913-7e9" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530916-a09" width="190" /><img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530915-1ac" width="390" />   Al Piano di Campagneda (circa 2250mslm) proseguiamo in quota, per prati e pascoli, sotto al Pizzo Scalino, fino ad arrivare alla magnifica Alpe Prabello, un vero villaggio di baite e corsi d'acqua, dove sorge anche il rifugio Cristina (privato, 2287mslm). Anche qui pochissimi ospiti (noi, una coppia di tedeschi e un tipo strano e solitario) come in tutta l'Alta Via, ed è davvero incredibile che una zona così bella sia così poco battuta. Abbiamo un'intera camerata a disposizione solo per noi e ci concediamo una fantastica doccia a gettoni in 2. Dopo cena parliamo col solitario che domani andrà sul Pizzo Scalino: siamo tentati di aggregarci, ma a differenza di quel che avevo trovato in internet (facile ghiacciaio) ce lo descrive come una cosa lunga e complicata a causa del ritiro dei ghiacciai, con massi instabili e passaggi di arrampicata, inoltre il tempo sembra incerto, così rinunciamo. <img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530920-e00" width="390" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530922-e08" width="190" /><img height="143" src="http://www.divshare.com/img/display/5530921-a3b" width="190" /><img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530918-733" width="390" />  </p> <p>31 luglio - E' il giorno del ritorno, poco a poco le nubi si diradano, un po' più tardi delle altre mattine, ed esce la solita splendida giornata. Con gli zaini già pronti ci attardiamo a fare foto tra le baite del paesino ed è così che bep scopre l'azienda agricola della famiglia Negrini: lei sta mungendo le capre e mentre aspettiamo che finisca e che ci venda un po' di formaggio ci racconta la sua vita di ex luganese trasferita all'Alpe Prabello per amore. Hanno 2 figli e un sacco di animali: mucche, capre, maiali, un asino, una pecora, una gattina, 2 cani che hanno fatto da poco 2 cuccioli, canarini, pesci... Assistiamo ad alcune fasi della lavorazione del formaggio, bep fa un miliardo di foto a tutto e al momento di partire, ormai finalmente innamorato del posto, mi dice: "L'anno prossimo ci torniamo".  <img height="293" src="http://www.divshare.com/img/display/5530912-bc4" width="390" /> Così ci avviamo sull'ultimo tratto, inizialmente in quota sul segnavia "triangolo giallo con 8", poi arrivati all'alpe Acquanegra pieghiamo a destra e scendiamo fino alla strada asfaltata e oltre... finchè qualcuno ci prende su, nel nostro caso un pullman strapieno di ragazzi (stiamo in piedi nel corridoio) che dopo arditi tornanti ci deposita al parcheggio della funivia di Chiesa dove abbiamo lasciato la nostra casina-furgone.<img height="353" src="http://www.divshare.com/img/display/5530923-e95" width="390" /> </p> <p>le foto sono qui: <a title="http://www.geis.altervista.org/08-07-Valmalenco/" href="http://www.geis.altervista.org/08-07-Valmalenco/">http://www.geis.altervista.org/08-07-Valmalenco/</a></p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-3774502303802306342008-09-22T17:30:00.000+02:002008-09-22T17:39:14.718+02:00Equinozio<p><img height="273" src="http://www.divshare.com/img/display/5428617-d79" width="400" /> </p> <p>Quel che avrei voluto allora era: ritrovarci vecchi insieme, a Kleehof. <br />Invece Ana non c'è più, e anche Kleehof è stata rasa al suolo. <br />Io sono rimasta, con un'altra vita. <br />Che contiene tutte le vite precedenti.</p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-37855739938304375562008-09-16T00:11:00.000+02:002008-09-29T11:09:24.635+02:0016.09.2007 via Cassin al Badile (un anno dopo)<p>(bep)</p> <p>Siamo alla fine dei camini e ormai poche piacevoli morbide placche ci aspettano prima della luce dietro questa nebbia, che ormai è nostra compagna di viaggio. <br />Guardando verso l’alto mi vengono in mente i Blues Brothers: “ho visto la luce!”; ma c’è per davvero! azz e riazz si vede l’azzurro del cielo, la nebbia sono nuvole che salgono da nord e vengono fermate dal tepore del versante sud. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369433-7c0" width="400" />   <br />Bene, è fatta, siamo fuori. Certo i camini con il loro lugubre ambiente sono tutta un’altra cosa. <br />Il pensiero va subito alla discesa, due calcoli veloci: allora se usciamo alle 7 e 30 abbiamo un’ora e mezza di luce: mezz’ora alla vetta, giù per un ora e siamo fuori dalle prime doppie, poi scendiamo con la pila. <br />Roby tira gli ultimi tre tiri, che diventano due visto che il secondo lo facciamo praticamente di conserva con la disinvoltura di chi vede la luce. <br />Voltandomi la nebbia assume il colore dell’ambra tipico del sole che tramonta e che si fonde con le nuvole basse che ormai mi piacciono pure. </p> <p><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369434-91b" width="190" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369435-add" width="185" /> <br />Siamo sullo spigolo, bel miraggio da quando siamo partiti. <br />Chiamarlo spigolo è davvero un peccato; viene in mente qualcosa di aguzzo, fastidioso, ruvido, niente di più sbagliato: visto dalla Cassin ha un aspetto rotondo, piacevole, vellutato, bello da toccarsi, qualcosa che lo sai che ti proteggerà dopo questa avventura che sappiamo ambedue ormai al termine e fermarsi sulla mitica via Cassin sarebbe davvero disdicevole. In cima nulla ti può più cadere addosso, niente scariche di pietre per non parlare dei fiumi di acqua nei colatoi finali in caso di pioggia. <br />Siamo sullo spigolo, ma i complimenti reciproci a nessuno dei due viene in mente di farli: sappiamo che è ancora lunga e per lo meno aspettiamo l’obelisco. <br />Roby dallo spigolo tira gli ultimi metri di corda e ahimè l’azzurro non c’è più… La nebbia ha avuto il sopravvento sul tepore del sud e siamo completamente avvolti. La luce alle 7 e 30 è ormai un barlume che ci permetterà di fare al massimo un tiro dei due o tre che ci aspettano... il bivacco è indispensabile. Comunque siamo fuori; qualsiasi cosa ci possa capitare ormai questa montagna, all’inizio ostica, ci diventa amica e ci avvolge proteggendoci sulla sua sommità. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369437-279" width="400" />  <br />I sassi che aggiriamo sono grandi come case e il pensiero di un eventuale bivacco in qualsiasi punto non spiacerebbe neppure. Ma dobbiamo arrivare al bivacco giallo, che ci aspetta con la montagna di coperte umide che asciugheremo con il nostro corpo. <br />Abbiamo un sacco di roba da mangiare, anche se il pensiero del cibo mi fa venir la nausea. Abbiamo cibo e acqua e magari un dado o una busta di brodo potremmo anche usarla per farci qualcosa di caldo. Sono tutti miei pensieri perché ormai sono già lontano da Roby. Dopo mezzo tiro supero una sosta e faccio ancora l’ennesimo tiro, ma ormai si fa buio: penso che sia l’ultimo con la luce. Non ho idea di dove sia la vetta e quanto manchi alla cengia che ci condurrà all’arrivo. Ma vado. Inutile tentennare, tiro tutta la lunghezza della corda, due metri dalla fine e sono su un bel sassone. Ci passo a destra, la sosta è lì: due vecchie fettucce sono quello che trovo, non serve integrare con nostro materiale come invece ho dovuto fare per tutte le altre soste. <br />Sono perfettamente in piano su un sasso grande come un autobus. Qui i sassi  non sembrano macigni giganteschi, qui tutto diventa relativamente piccolo nel  grande massiccio che ormai abbiamo domato, su cui siamo a cavallo, ormai addolcito. Come quei vecchi montanari burberi che sotto una pelle sottile ti fanno trovare tanto tenero e piacevole carattere. Ormai nulla ci spaventa più, siamo tranquilli anche con il buio che ormai ci avvolge completamente, ora il vecchio si prende cura di noi. </p> <p><img height="320" src="http://www.divshare.com/img/display/5369441-bc9" width="385" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369443-1d3" width="186" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369450-678" width="190" /> <br />Ora tutto  rallenta. Il buio e la nebbia assieme sembrano non volerti far vedere realmente dove ti trovi, non vedere la profondità del cielo e la dimensione della montagna. Quasi come a volerti bendare e forse anche tranquillizzare, ma proseguire è davvero difficile. La mia pila assomiglia alla pila della Barbie di mia figlia: praticamente raggio d’azione mezzo metro o poco più. Quella di Roby sembra un faro: tutte le volte che si gira verso di me mi abbaglia e faccio fatica a riprendermi. Quindi meglio la mia, gli occhi si abituano anche con la luce fioca. <br />Aggiriamo il masso, a questo punto la cengia che dovrebbe essere lì è un baratro nel buio vuoto, non riusciamo a vedere nulla nemmeno con il faro di Roby; potrebbe essere più avanti, decidiamo di rimanere in cresta, nostra protettrice. <br />Ancora un tiro, stavolta è buio e continuare anche su passaggi semplici comporta attenzione. La pila di Barbie  fa del suo meglio ma la sensibilità della mani è quello che più conta. Su questi gradi facili le mani ti danno quella sicurezza che i piedi non possono darti, perché non li vedi dove vanno, li senti solo quando appoggiano. </p> <p><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369444-9aa" width="193" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369445-bfe" width="193" /><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369446-b6c" width="397" />  <br />La nebbia è fittissima: con il faro di Roby vediamo al massimo due metri in profondità, oltre c’è un muro bianco. Siamo in cima ma non sulla cengia che ci aspettavamo di trovare, sarà l’anticima, non ci rimane che trovar da scendere. <br />Si prosegue su un facile passaggio in piano, 5 metri massimo  sempre legati e l’altro raggiunge il compagno. Roby trova una sosta, eccola è quella che di sicuro arriva alla cengia che porta all’obelisco. I ricordi dell’ultima volta allo spigolo nord ci danno forza e certezza, scende uno e l’altro appena poco dopo. <br />Siamo giù, non si vede praticamente una mazza ma si fa qualche passo di traverso. Dai ci siamo, questa è la cengia giusta che dovevamo prendere prima. <br />Il tempo passa lentamente. Fare 5 metri e aspettare l’altro assicurandolo su un sentiero che normalmente fai slegato è davvero interminabile. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369451-95f" width="400" /> <br />Ormai saltano le marcature sui tempi, ma siamo incredibilmente tranquilli, nessuno dei due dà segni di stanchezza mentale, sappiamo di essere al sicuro qualsiasi cosa capiti, la cresta con tutte le sue casette ci proteggerà in ogni caso. Ma il bivacco è lì, a meno di 100 metri. <br />Ci siamo: un passaggio che ci porta da nord a sud sotto due massi appoggiati (sembrano villette a due piani) che ormai Roby ricorda perfettamente, ci siamo, è la cengia giusta. <br />Roby  con la sua buona memoria riconosce pure un passaggio che, dopo un cunicolo tormentato da una corrente freddissima, ci conduce all’obelisco. Bene, è finita, già sento la sensazione del tepore del rifugio. <br />Siamo tranquilli, Roby si ricorda perfettamente dove sia e il pensiero di raggiungerlo in poco tempo ci dà sollievo.  L’adrenalina ci preserva ancora dal freddo che oggettivamente c’è. Le nuvole muovendosi verso la cima ti buttano addosso quest’umidità che tutto sommato non è pungente come potresti immaginare. Un attimo di pausa per fare una telefonata alla figlia: “Siamo arrivati, stiamo andando al rifugio, stai tranquilla”. <br />Il tempo non ha più importanza, scendiamo dalla normale sud dove sappiamo che troveremo il bivacco. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369452-b3e" width="400" />  <br />Siamo sempre legati e proseguiamo  di conserva. Roby deve sempre aspettarmi perché per camminare su questi passaggi di cima ci vorrebbe necessariamente una pila da adulti, per cui fa pochi metri e poi si volta illuminando i miei piedi, che sembrano camminare sulle uova. <br />È qui sotto, lo sento, sì, penso anch’io, si cerca, ma il faro di Roby non punta oltre due metri: dobbiamo arrivarci addosso per vedere il bivacco  e la ricerca si fa piuttosto macchinosa. Il tempo passa, questa volta è il turno della morosa, bisogna tranquillizzare pure lei. <br />Siamo assolutamente tranquilli, sappiamo che siamo al sicuro, ma il pensiero di parlarci e di comunicarle la situazione mi mette un poco in agitazione per lei che di sicuro si preoccuperà. <br />Del resto lo farei pure io se un amico mi chiamasse dalla cima del Badile di notte con un freddo della madonna, nebbia che non  ci vedi, e non trova il bivacco. Mi farebbe attorcigliare le budella. <br />“Ciao. Siamo in cima. Non troviamo il bivacco ma lo stiamo cercando e di sicuro lo troviamo, stai tranquilla, ci sentiamo appena lo troviamo”. Non è facile tranquillizzare una persona che ti vuole bene con poche parole, sapendo che pur di tranquillizzarla le racconteresti qualche bugia. <br />Ma stavolta niente di più vero, siamo davvero sereni, non abbiamo freddo, abbiamo ulteriori vestiti per proteggerci, cibo e acqua in abbondanza, ma siamo caparbi e cerchiamo ancora in ogni caso. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369454-22e" width="400" />  <br />Il puntiglio di Roby nell’insistere a cercare nel posto in cui, secondo lui, è collocato il bivacco, non mi fa neanche chiedere a Val, che di sicuro potrebbe informarsi da qualcuno dei suoi amici della chat di montagna per indicarci come trovarlo. <br />Tanto ormai ci siamo ed è qui. <br />Il cellulare continua a dare segni di messaggi o tentate chiamate, ma non prende e poi bisogna trovare il bivacco, a che serve continuare a chiamare? <br />La prossima telefonata sarà quando saremo al bivacco. <br />E’  passata ormai la mezzanotte e il cielo si apre e scopre i suoi gioielli. La nebbia si dirada ma la pila arriva a un massimo raggio di 5 o 6 metri e nell’immensità della cresta è davvero poco per vederlo... <br />Anche le distanze sembrano allungarsi con la lentezza con cui camminiamo: sembra di essere scesi per 100 o 200 metri, stando sempre sulla sinistra, parete sud, scendendo dall’unica parte dove siamo sicuri che dovrebbe trovarsi. <br />Per lo meno Roby è sicuro. Lo vide lui in una precedente salita sulla normale. </p> <p><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369458-255" width="193" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369459-6b0" width="193" /><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369462-741" width="398" /> <br />La sua tenacia nel cercarlo in quella zona è pari alla sicurezza di trovarlo ma è anche pari alla mia crescente stanchezza di gambe: mi fermo ogni 4/5 passi, che ormai sono solo in salita o discesa, il piano non esiste più, siamo sullo scosceso. Giriamo, giriamo e rigiriamo. Roby scivola assieme a un sasso grosso come mezza macchina, ma basta poco per tenerlo con la corda e rimane in equilibrio. Minchia che stanchezza… l’adrenalina comincia a perdere efficacia, ci fermiamo per l’ennesima volta, cerchiamo con la pila nella nebbia un po’ più rada … Guardo l’ora sul cellulare, ci sono un sacco di messaggi,  sono sicuramente di chi è preoccupato a valle.. ma che gli rispondo? Meglio farlo quando siamo tranquilli al bivacco… Accenno a Roby che potremmo fermarci al riparo da qualche parte, abbiamo ancora un piumino supplementare, la coperta termica e altre cose e dobbiamo assolutamente riposare. È da stamattina alle 3 e mezza che non ci fermiamo un attimo, la via è stata durissima: è indispensabile. La sua risposta é perentoria: si continua a cercare. Poi nessun commento, stiamo in silenzio… ci fermiamo per l’ennesima volta … leggo i messaggi… …………………. <br />Azz, riazz e doppio azz,  la Val ci legge nel pensiero. Con un sorriso mi rivolgo a Roby: mo’ ti leggo il messaggio di Val: “Dalla cima verso est circa 70 metri, versante sud. 10 mt più in basso della cresta. Ci sono segni gialli sulla cresta sopra il bivacco”. Esclamazione di Roby: Grande Vale! Mia risposta: Sì, quella strega con tutti i suoi amici e la tecnologia infernale l’ha azzeccata. <br />Bene, in 5 minuti siamo all’obelisco in cresta , Roby  avanti 5 metri vede un segno giallo, lo raggiungo … dai  Roby ci siamo, guardiamo in giro sotto…  Miiiii… mai un bidone giallo che sembra un pollaio ci è sembrato tanto bello. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5369464-c0d" width="400" /> <br />Oh ma se è chiuso? Lo apriamo con il martello… Sono solo battute, ormai siamo dentro. <br />Ragazzi che reggia, è bellissimo questo castello: coperte, un tetto, basta nebbia, sei brande… <br />Grande Vale. Questa volta mi ha letto nel pensiero: quando volevo chiamarla per dirle di chiedere ai suoi amici di montagna dove fosse… lei c’è arrivata prima. La certezza e l’orgoglio di Roby ci facevano cercare nel posto sbagliato… questa volta però ha imparato e ammesso: anche quando siamo strasicuri, dice, è sempre meglio mettersi in discussione e pensare se oltre alle nostre convinzioni e certezze esiste anche un’altra verità. Questa volta c’era. </p> <p><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369466-dbd" width="193" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369467-7a1" width="193" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369470-178" width="193" /><img height="150" src="http://www.divshare.com/img/display/5369469-256" width="192" /> <br />Vabbè facciamola breve. Ormai è l’una. Questa volta una bella stretta di mano al mio compagno di viaggio con un sorriso. Una telefonata per rincuorare Val che l’abbiamo trovato, prima di entrare nel bivacco e siamo già senza imbrago, ferraglia, corde, zaini e sono già sul letto vestito sotto tre coperte. Roby chiede se ho fame mentre si sforza di mangiar qualcosa. Non se ne parla nemmeno, io dormo e guai se metti la sveglia, stiamo qui anche tre giorni, abbiamo tutto il necessario per sopravvivere. Non ho nemmeno la forza per togliere la sveglia all’orologio, ancora puntata alle 3 e mezza della notte prima,  la spegnerò quando suonerà ammesso che la senta. Anche Roby è cotto, ultimi suoi sforzi per sistemarsi una brandina e farsi un po’ di spazio per non dormire proprio in un loculo… e siamo al buio. Questa volta è un buio caldo, avvolgente, sotto le coperte che ci sommergono fino alla testa. <br />Non c’è tempo per ripensare alla giornata: dopo un breve tremore generalizzato lungo tutto il corpo sto già dormendo.</p> <p>Alle 3 circa, uscendo per pisciare, ci accorgiamo che nevica. Roby, ancora sognando, non ci crede e quasi scivola. Torniamo a dormire e dormiremo fino alle 10.30. Quando a fatica per il freddo riusciamo a sbloccare i catenacci e ad aprire la porta non nevica più e in trasparenza si vede il sole. Ma in terra ci sono 10-15 cm di neve. <br />In silenzio e preoccupati decidiamo di scendere veloci. Lo stomaco è contratto. </p> <p><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369474-f66" width="190" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369477-d63" width="190" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369478-9f1" width="189" /><img height="148" src="http://www.divshare.com/img/display/5369487-16c" width="187" />   <br />Già alla seconda doppia caliamo dentro ai ruscelli: è un buon segno, la neve si scioglie in un attimo; alla terza calata la neve è scomparsa. Rimane solo l’acqua… la corda fradicia ci frena durante le calate. Infine diventa tutto piacevole, i pochi tratti di sentiero sulla normale ci sembrando autostrade verso la Gianetti. </p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5369491-1a7" width="190" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5369497-686" width="189" /> <br />Il rifugio è vuoto, la cucina chiusa, ma il piacere di scambiare con noi due chiacchiere e vederci star bene è davvero bello. Da stamattina quando abbiamo aperto la porta del bivacco ci stanno curando come angeli custodi e ci propongono una pastasciutta alle 3 e mezza di pomeriggio. <br />Questa grande montagna questa volta ci ha perdonato tutto.</p> <p><img height="294" src="http://www.divshare.com/img/display/5369499-f79" width="400" /> </p> <p>P.S.: nessuna relazione tecnica per questa bellissima via Cassin al Badile, che non è solo arrampicata ma un'esperienza di vita.</p> <p> </p> <p>le foto sono qui: <a title="http://www.geis.altervista.org/07-09-16viaCassinBadile/" href="http://www.geis.altervista.org/07-09-16viaCassinBadile/">http://www.geis.altervista.org/07-09-16viaCassinBadile/</a></p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-66799067111699644142008-08-28T22:45:00.000+02:002008-09-29T11:20:51.971+02:00Chacotrek: dalla val di Fassa all'Alpe di Siusi<p>(val)</p> <p><strong>24 agosto</strong> - dopo un piovoso sabato d'attesa finalmente domenica il tempo è splendido. Partiamo da Bolzano ed arriviamo in Val di Fassa: da Pera prendiamo la navetta x il rifugio Gardeccia (1950slm), 5 euro. E' domenica, è agosto, siamo nelle Dolomiti più conosciute e celebrate, di conseguenza lo stradone che sale ai rifugi Vajolet e Preuss (2243slm) è una specie di processione, ma il paesaggio è talmente incantevole che si supera il fastidio. Nella notte sui monti ha nevicato, l'aria è limpidissima. (nella foto il <strong>Catinaccio di Antermoia</strong>)</p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290087-709" width="400" /> <br />Arrivati ai due rifugi abbandoniamo il sentiero principale e saliamo nella gola del Gartl, a sinistra, lungo il ripido sentiero 542a, che ci porterà alla splendida e famosissima <strong>conca del Gartl sotto le Torri di Vajolet</strong>. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290098-a82" width="400" /> <img style="margin: 0px 0px 0px 5px" height="333" src="http://www.divshare.com/img/display/5290091-654" width="250" align="right" /></p> <p>Classificata "per esperti" la salita su roccette è agevolata da una serie di <strong>cavetti metallici</strong> fino a poco prima del rifugio Re Alberto I, credo utili soprattutto per la grande quantità di gente che frequenta questi luoghi. Camminare sulla roccia bianca è abbagliante e bellissimo, ma questo fa parte del mio "mal di Dolomia".</p> <p>Dal Re Alberto (2621slm) un facile sentiero porta al piccolo <strong>rifugio Santner</strong> (2741slm) sotto la parete ovest del Catinaccio. Il rifugio è stato rinnovato da poco e il legno esterno è ancora chiaro, non ancora lavorato dalle intemperie. Ha solo 8 posti letto e avremmo dormito volentieri qui, ma ovviamente chiamando ieri non abbiamo trovato posto, per cui ci faremo solo la sosta pranzo. Nei pressi del rifugio c'è un <strong>punto panoramicissimo</strong>, a picco sui prati sottostanti, che riesce sempre ad emozionarmi: mi ci sdraio perchè starci in piedi è impressionante per l'attrazione del vuoto. </p> <p><img height="267" src="http://www.divshare.com/img/display/5290099-b72" width="400" /> <img height="267" src="http://www.divshare.com/img/display/5290100-94a" width="400" /> Scattiamo un po' di foto a Latemar, Corno Nero e Corno Bianco, Bolzano, Sciliar e in lontananza ai gruppi dell'Adamello e dell'Ortles-Cevedale. Poi è ora di scendere, per la stessa via di salita, fino ai rifugi Vajolet e Preuss. <br />Riprendiamo il comodo sentiero sud-nord, 584, che porta al <strong>passo Principe</strong> (2600slm) e al rifugio omonimo, dove abbiamo trovato posto per la notte. A quest'ora del pomeriggio la gente scende e il magico paesaggio resta solo nostro, dei pochi che stanno su a dormire. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290102-4ba" width="400" /><img height="172" src="http://www.divshare.com/img/display/5290103-84e" width="230" align="right" /> L'ultima volta che sono passata da qui, nel 2005, il piccolo rifugio era in vendita. Ora l'ha preso una guida alpina, Sergio, che l'ha completamente ricostruito (300 viaggi di elicottero...) e lo gestisce insieme al figlio Daniele. Sergio si siede un po' a tavola con noi, ci racconta, si chiacchiera bene come succede nei piccoli rifugi, chiede se io e Franza siamo sorelle (è il secondo oggi), poi gioca col cane Chaco che ci conquista con la sua intelligenza e la sua devozione. Battezzeremo il nostro trekking "chacotrek" in suo onore.  Intanto teniamo d'occhio l'evolversi del tramonto: è sera da <strong>enrosadira</strong> e al momento opportuno si esce a far foto. Infine grappa bianca "corretta" con un solo cucchiaino preso da un barattolo in cui stanno in infusione radici di genziana: per me è inavvicinabile, veleno puro da quanto è amara. Gli altri la apprezzano tantissimo. </p> <p><img height="299" src="http://www.divshare.com/img/display/5290104-6d3" width="400" /></p> <p><strong>25 agosto</strong> - Edo ci abbandona, restiamo noi due "sorelle" spatuzze (quanti ce lo chiederanno ancora? meglio dire subito di sì?). Siamo dirette al rifugio Bolzano e abbiamo due opzioni per arrivarci: una scende tantissimo, passa dal rifugio Bergamo (uno di quelli antichi, costruito ancora nell'800), tocca quota 1900 e poi risale dal "buco dell'orso" fino al sentiero che va dal Tires verso l'altopiano dello Sciliar; l'altra scende solo fino a circa 2330, fa un pezzo in quota e poi risale su un ripidissimo ghiaione verso il <strong>passo del Molignon</strong> (2600slm), scende al rifugio Alpe di Tires e da lì prosegue come la prima. Io sarei più per la prima opzione, più varia anche se più lunga e con maggior dislivello, però le previsioni danno probabili <img style="margin: 0px 5px" height="250" src="http://www.divshare.com/img/display/5290105-273" width="188" align="right" />temporali nel pomeriggio perciò prudenza vuole che si faccia la più diretta.  E così si parte in discesa sul sentiero 554, ancora nell'ombra della montagna, mentre ovviamente la salita tremendissima la faremo sotto il sole a picco. Niente di difficile ma il ghiaione vuol dire un passo in su e mezzo passo in giù e quando finalmente vediamo il cartello della forcella ci sembra un miraggio. <br />Dall'alto, dopo un breve percorso in quota, vediamo il tetto rosso del rifugio Alpe di Tires (2440slm) sotto i Denti di Terrarossa, dove arriviamo poco dopo. Piccola pausa pranzo e poi ripartiamo verso ovest, sul sentiero 4, dirette <strong>all'altopiano dello Sciliar</strong>, il monte delle streghe, il nostro monte. <br /><a title="http://www.divshare.com/img/display/5290114-642" href="http://www.divshare.com/img/display/5290114-642"><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290114-642" width="400" /> </a></p> <p>La terra qui è rossa, i prati sono verdissimi nonostante la stagione avanzata, il paesaggio si fa sempre più irlandese, con mucche e cavalli al pascolo, i campanacci che suonano e lassù il grande rifugio che sembra un castello. Il sentiero è comodo, scende, sale, riscende, risale, molto dolcemente mentre le nuvole ci girano intorno, senza mai scoprire, purtroppo, il fantastico profilo delle Dolomiti. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290116-62d" width="400" /> <br /><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290117-9d8" width="400" /> </p> <p>Arriviamo prestissimo al <strong>rifugio Bolzano</strong> (2450slm), del CAI, costruito nel 1885, molto grande, abbastanza affollato. Si mangia all'alba delle 18: ci sembra di far merenda... col minestrone. Aspettiamo fino al tramonto che la nuvola si alzi, ma la sua pancia grigia disegna fino all'ultimo una riga netta e ci preclude la vista delle cime. </p> <p><img height="267" src="http://www.divshare.com/img/display/5290119-beb" width="400" /> </p> <p><strong>26 agosto</strong> - la mattina è una meraviglia di limpidezza ma ormai conosciamo la solfa: bisogna approfittare delle prime ore perchè poi si rannuvola tutto, così subito dopo la colazione saliamo al <strong>monte Pez</strong> (2563slm), il punto più alto dello Sciliar, a circa 20 minuti dal rifugio, e restiamo un po' a goderci il panorama a 360 gradi mentre le nuvole arrivano. </p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5290121-531" width="400" />  <br />E infine si torna giù, verso l'alpe di Siusi, facendo prima il "sentiero dei turisti" 1, poi il 5, poi il 10 fino a Compaccio, passando da malga Saltner a rifocillarci e poi perdendoci in 1000 foto tra i prati verdissimi e ondulati e le baitine da cartolina dell'Alpe. </p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5290122-27c" width="190" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5290126-d6f" width="190" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5290128-560" width="190" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5290124-513" width="190" /><img height="144" src="http://www.divshare.com/img/display/5290132-912" width="190" /><img height="144" src="http://www.divshare.com/img/display/5290130-031" width="190" /><img height="144" src="http://www.divshare.com/img/display/5290133-9a3" width="190" /><img height="144" src="http://www.divshare.com/img/display/5290134-1dd" width="190" /> </p> <p>L'arrivo nella "civiltà" è traumatizzante dopo questa immersione nella bellezza: alberghi, impianti, negozi, folla, non oso pensare cosa sia in inverno se già ora è così... abbiamo voglia di rifuggire subito tra i monti. Da Compaccio invece prendiamo la nuova telecabina, costruita in teoria per poter chiudere al traffico la strada (ma solo dalle 9 alle 17 e con deroghe per i residenti negli hotel), che ci porta fino a Siusi dove Edo ci viene a prendere. E anche il chacotrek è finito. </p> <p> </p> <p>Le foto sono qui: <a title="http://www.milaklee.altervista.org/08agosto-chacotrek%20in%20dolomiti/" href="http://www.milaklee.altervista.org/08agosto-chacotrek%20in%20dolomiti/">http://www.milaklee.altervista.org/08agosto-chacotrek%20in%20dolomiti/</a></p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5507416620873112609.post-25616691789802653262008-08-13T01:16:00.000+02:002008-09-29T11:53:11.106+02:00Vioz e Cevedale<p>(val)</p> <p>Il progetto è al limite dell'incoscienza, ma sono con 2 forti e sono disposta a provare, anche perchè l'ho proposto io... <br /><strong>7 agosto, giovedì</strong> - si parte da Verbania sul tardi: abbiamo appuntamento al piazzale della funivia di Pejo con Roby, che viene da Trieste. Alle 23 ci riuniamo, si cerca un posto per accamparci, noi col doblò, Roby con una di quelle tendine che si lanciano in aria e si montano, comode solo se si trasportano in macchina. Durante la notte pioggia violentissima, tuoni e fulmini. <br /><strong>8 agosto, venerdì</strong> - alla mattina il tempo è molto incerto e promette temporali come già sappiamo dalle previsioni. La meta è il <strong>rifugio Mantova al Vioz</strong> e domani, col tempo bello (sempre da quello che dicono le previsioni) l'intenzione è di fare la traversata fino alla Casati, passando dal Cevedale. <br />Prendiamo la funivia per il <strong>Doss dei Cembri</strong>, solo andata 9 euro, poi comincia la salita sui sentieri 138 e poi 105, prima nel verde ma ben presto sui sassi. Sono circa 1200 metri e abbiamo gli zaini pesanti per il materiale (corda, piccozza, ramponi, imbrago ecc) più il necessario per la notte in rifugio. Il passo è lento, ogni tanto ci fermiamo, i miei 2 compagni sono meno ambientati alla quota (si deve arrivare a 3535).</p> <p> <img height="147" src="http://www.divshare.com/img/display/5338623-3c8" width="190" /><img height="147" src="http://www.divshare.com/img/display/5280981-d93" width="189" /><img height="298" src="http://www.divshare.com/img/display/5338625-7db" width="392" /> <img style="margin: 0px 5px" height="213" src="http://www.divshare.com/img/display/5338626-05e" width="160" align="right" /> Intorno a noi i temporali incalzano, tuona ma per fortuna nn si vedono fulmini, sembra girarci attorno ma non prendiamo una goccia. In compenso appena mettiamo piede nel rifugio si scatena l'inferno: bufera di neve, ghiaccio e vento. <br />Il rifugio è nuovo e bellissimo, ci danno la stanza "san matteo", 7 letti, grandi vetrate sulla tormenta e sulla neve che si accumula.</p> <p><img style="margin: 5px 8px 0px 0px" height="185" src="http://www.divshare.com/img/display/5338627-ad7" width="233" align="left" /><strong>9 agosto, sabato</strong> - alle 5.30 di mattina, dopo una notte di vento e mancanza di sonno (loro per il mal di testa, io per l'ansia della traversata), siamo pronti per la colazione, ma la situazione fuori è pessima: è tutto bianco e il vetrato comincia dai gradini del rifugio... Le nuvole nascondono perfino la cima 100 metri sopra di noi, il freddo lascia poche speranze sullo scioglimento immediato del ghiaccio. Aspettiamo ancora un po' ma il cielo non si libera e fare la traversata nella nebbia non ci aggrada, così verso le 8 ci mettiamo i ramponi per scendere!!! <img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5280993-1e9" width="400" />   <br />Più tardi incontriamo almeno 200 persone che stanno salendo al Vioz, del resto le previsioni danno bello... Se qualcuno è salito sabato 9 agosto al Vioz e ha visto una bionda incazzata nera che scendeva ero io. </p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338630-27b" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338636-46e" width="192" /> Almeno la discesa in funivia è gratis: hanno fretta di andare in pausa e non ci fanno nemmeno il biglietto. <br />Si rifanno i piani, cambiamo versante, saliremo al <strong>Cevedale</strong> dalla parte di Santa Caterina Valfurva: la sera siamo nel parcheggio <strong>dell'Albergo dei Forni</strong> col nostro solito accampamento e una cena di prosciutto e melone. E' così limpido e sereno che riusciamo a vedere qualche stella cadente.</p> <p><img height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5280994-952" width="400" />  <br /><strong>10 agosto, domenica</strong> - alla mattina quando esco dal furgone ci sono 2 marmotte enormi a 2 metri da me, tranquille e beate. Il tempo è finalmente splendido. Ci aspettano 1100 metri di salita. Percorriamo tutta la <strong>val di Cedec</strong>, bellissima, verde, circondata da ghiacciai: davanti a noi si staglia la piramide del Gran Zebrù, dietro abbiamo il ghiacciaio dei Forni, sulla destra le cime del Palon de la Mare e del Cevedale. </p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338646-c40" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338645-cd8" width="192" /> <br /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338643-6c5" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338649-400" width="192" /> Incontriamo altre marmotte, alcuni falchetti, io vedo con grande emozione anche un ermellino. Zampetta senza paura, inizialmente mi viene incontro poi saltella via veloce, petto bianco, resto del corpo marroncino, taglia da scoiattolo, non me lo immaginavo così piccolo. Resto così basita che purtroppo non riesco a fotografarlo.  <br />Arriviamo ad una fonte e ci riforniamo d'acqua. Poi passiamo davanti al <strong>rifugio Pizzini</strong> (2700 m) ma senza fermarci. Mangiamo poco oltre, sotto la ripida salita di 500 metri <img style="margin: 5px 10px 0px 5px" height="170" src="http://www.divshare.com/img/display/5338648-d7d" width="225" align="right" />che ci separa dalla Casati (3269 m). Fino a questo punto arrivano anche delle jeep navetta che partono dall'Albergo dei Forni, ma per fortuna questa mattina ne sono passate pochissime. Non ho pensato di chiedere la tariffa. </p> <p><img style="margin: 0px" height="300" src="http://www.divshare.com/img/display/5338655-51e" width="400" /> <br />L'ultima salita è breve (circa un'ora) ma molto intensa... Infine arriviamo sul piazzale del <strong>rifugio Casati</strong>, il paesaggio è completamente diverso dalla verde vallata da cui veniamo e dagli ultimi 500 metri di sassi: davanti a noi ora c'è un grande ghiacciaio che scende dolcemente sulla sinistra, verso Solda, e sale sempre dolcemente a destra, verso il Cevedale. Di fronte a noi, praticamente in piano, affiorano delle roccette: è la <strong>Cima dei 3 cannoni</strong>, distante circa 30 minuti dal rifugio. Decidiamo di farci una visita, ci leghiamo (è pur sempre un ghiacciaio crepacciato) e andiamo. Sul percorso Roby ci rinfresca le nozioni della salita con ramponi: corda a valle, piccozza a monte, e la tecnica per fermarsi con la piccozza in caso di scivolata. Ci raccomanda di alzare subito i piedi in modo che i ramponi non si frenino nel ghiaccio facendoci ribaltare con la testa a valle. La prontezza di riflessi è indispensabile. Facciamo le foto di rito al cannone della prima guerra mondiale, poi si torna.</p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338658-2dc" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338661-64d" width="192" /><img height="298" src="http://www.divshare.com/img/display/5280997-8c8" width="395" /> </p> <p> <br /><strong>11 agosto, lunedì</strong> - questa volta le previsioni hanno sbagliato a nostro favore: davano brutto fin dal mattino, in verità è una giornata splendida, senza una nuvola e senza vento, l'ideale per andare in cima. La notte è stata buona, siamo ormai tutti ambientatissimi, il dislivello in salita è poco (500 m), la durata del percorso è breve (2 ore). Ci hanno lasciato un thermos per la colazione, un te schifosissimo, 2 biscotti e un po' di pane-burro-marmellata: i rifugisti prima delle 7 non si vedono e noi partiamo esattamente alle 7. Davanti a noi ci sono solo una cordata da 4 e una da 3. Ci leghiamo, ci ramponiamo, Bep fa il passo, lento e costante, io in mezzo, Roby dietro, bastoncino in una mano, piccozza nell'altra. </p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338665-ef4" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338667-6d4" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338668-b5a" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338669-602" width="192" /> <br />La salita resta a lungo comoda, dolce, panoramicissima. C'è un tratto quasi pianeggiante prima della rampa finale, lì con una rimonta superiamo i 3 poco davanti a noi che sono leggermente più lenti. Entriamo nell'ombra della montagna e cominciamo la salita più ripida e stretta che con qualche zig-zag porta alla sella tra la <strong>cima Zufall e il Cevedale</strong>. Lì aspettiamo che i 4 davanti a noi tornino indietro poi affrontiamo la crestina, breve ma molto suggestiva, che porta alla vetta: qualche sasso libero dalla neve e, incredibile, nessuna croce. Sono esattamente le 9.</p> <p><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338675-511" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338676-912" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338677-37c" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338692-3e0" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338686-5be" width="192" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338683-080" width="192" /> <strong>Siamo a 3769</strong> m, la vista è indescrivibile e commovente, si riconoscono in lontananza le forme delle <strong>Dolomiti</strong>, perse nella bruma, si vede tutta la traversata che avremmo dovuto fare, dal <strong>Vioz</strong> a qui, si riconoscono il <strong>Brenta, la Presanella, l'Adamello</strong>, più lontano il gruppo del <strong>Bernina</strong> (eravamo lì sotto 10 giorni fa...), e poi il monte Pasquale subito sotto di noi, tutta la salita fatta dalla Casati, le due punte minori del Cevedale (Zufall e Cevedale II)... Facciamo un bel po' di foto, mangiamo un po' di pane-salame-formaggio-cioccolato, chiacchieriamo con i 3 che avevamo superato, giunti nel frattempo, guardiamo col binocolo, ma alla fine si deve scendere: sul ghiacciaio sotto di noi come tante formichine in fila stanno salendo parecchie cordate.</p> <p><img height="296" src="http://www.divshare.com/img/display/5281000-607" width="389" /><img height="296" src="http://www.divshare.com/img/display/5338693-4d3" width="390" /> <img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338695-6c0" width="190" /><img height="146" src="http://www.divshare.com/img/display/5338697-ef5" width="190" />  Breve sosta alla Casati per rifare gli zaini e far asciugare la corda, poi discesa fino all'Albergo dei Forni, infinita... Si riprendono le macchine, purtroppo il tempo volge al brutto e questa volta sarà per più giorni, per cui si torna a casa. Ma prima del lungo viaggio ci concediamo un alberghetto perché dopo 2 notti in furgone e 2 in rifugio ben oltre i 3000 m quello che veramente sogniamo è una doccia calda.<img height="296" src="http://www.divshare.com/img/display/5338656-8ca" width="392" /></p> <p> </p> <p></p> <p>le foto sono qui: <a href="http://www.bepvalestate2006.altervista.org/08-08-08-Vioz%20e%20Cevedale/index.html">http://www.bepvalestate2006.altervista.org/08-08-08-Vioz%20e%20Cevedale/index.html</a></p> mila.kleehttp://www.blogger.com/profile/17517855668745496838noreply@blogger.com0