mercoledì 13 agosto 2008

Vioz e Cevedale

(val)

Il progetto è al limite dell'incoscienza, ma sono con 2 forti e sono disposta a provare, anche perchè l'ho proposto io...
7 agosto, giovedì - si parte da Verbania sul tardi: abbiamo appuntamento al piazzale della funivia di Pejo con Roby, che viene da Trieste. Alle 23 ci riuniamo, si cerca un posto per accamparci, noi col doblò, Roby con una di quelle tendine che si lanciano in aria e si montano, comode solo se si trasportano in macchina. Durante la notte pioggia violentissima, tuoni e fulmini.
8 agosto, venerdì - alla mattina il tempo è molto incerto e promette temporali come già sappiamo dalle previsioni. La meta è il rifugio Mantova al Vioz e domani, col tempo bello (sempre da quello che dicono le previsioni) l'intenzione è di fare la traversata fino alla Casati, passando dal Cevedale.
Prendiamo la funivia per il Doss dei Cembri, solo andata 9 euro, poi comincia la salita sui sentieri 138 e poi 105, prima nel verde ma ben presto sui sassi. Sono circa 1200 metri e abbiamo gli zaini pesanti per il materiale (corda, piccozza, ramponi, imbrago ecc) più il necessario per la notte in rifugio. Il passo è lento, ogni tanto ci fermiamo, i miei 2 compagni sono meno ambientati alla quota (si deve arrivare a 3535).

  Intorno a noi i temporali incalzano, tuona ma per fortuna nn si vedono fulmini, sembra girarci attorno ma non prendiamo una goccia. In compenso appena mettiamo piede nel rifugio si scatena l'inferno: bufera di neve, ghiaccio e vento.
Il rifugio è nuovo e bellissimo, ci danno la stanza "san matteo", 7 letti, grandi vetrate sulla tormenta e sulla neve che si accumula.

9 agosto, sabato - alle 5.30 di mattina, dopo una notte di vento e mancanza di sonno (loro per il mal di testa, io per l'ansia della traversata), siamo pronti per la colazione, ma la situazione fuori è pessima: è tutto bianco e il vetrato comincia dai gradini del rifugio... Le nuvole nascondono perfino la cima 100 metri sopra di noi, il freddo lascia poche speranze sullo scioglimento immediato del ghiaccio. Aspettiamo ancora un po' ma il cielo non si libera e fare la traversata nella nebbia non ci aggrada, così verso le 8 ci mettiamo i ramponi per scendere!!!   
Più tardi incontriamo almeno 200 persone che stanno salendo al Vioz, del resto le previsioni danno bello... Se qualcuno è salito sabato 9 agosto al Vioz e ha visto una bionda incazzata nera che scendeva ero io.

Almeno la discesa in funivia è gratis: hanno fretta di andare in pausa e non ci fanno nemmeno il biglietto.
Si rifanno i piani, cambiamo versante, saliremo al Cevedale dalla parte di Santa Caterina Valfurva: la sera siamo nel parcheggio dell'Albergo dei Forni col nostro solito accampamento e una cena di prosciutto e melone. E' così limpido e sereno che riusciamo a vedere qualche stella cadente.

 
10 agosto, domenica - alla mattina quando esco dal furgone ci sono 2 marmotte enormi a 2 metri da me, tranquille e beate. Il tempo è finalmente splendido. Ci aspettano 1100 metri di salita. Percorriamo tutta la val di Cedec, bellissima, verde, circondata da ghiacciai: davanti a noi si staglia la piramide del Gran Zebrù, dietro abbiamo il ghiacciaio dei Forni, sulla destra le cime del Palon de la Mare e del Cevedale.


Incontriamo altre marmotte, alcuni falchetti, io vedo con grande emozione anche un ermellino. Zampetta senza paura, inizialmente mi viene incontro poi saltella via veloce, petto bianco, resto del corpo marroncino, taglia da scoiattolo, non me lo immaginavo così piccolo. Resto così basita che purtroppo non riesco a fotografarlo. 
Arriviamo ad una fonte e ci riforniamo d'acqua. Poi passiamo davanti al rifugio Pizzini (2700 m) ma senza fermarci. Mangiamo poco oltre, sotto la ripida salita di 500 metri che ci separa dalla Casati (3269 m). Fino a questo punto arrivano anche delle jeep navetta che partono dall'Albergo dei Forni, ma per fortuna questa mattina ne sono passate pochissime. Non ho pensato di chiedere la tariffa.


L'ultima salita è breve (circa un'ora) ma molto intensa... Infine arriviamo sul piazzale del rifugio Casati, il paesaggio è completamente diverso dalla verde vallata da cui veniamo e dagli ultimi 500 metri di sassi: davanti a noi ora c'è un grande ghiacciaio che scende dolcemente sulla sinistra, verso Solda, e sale sempre dolcemente a destra, verso il Cevedale. Di fronte a noi, praticamente in piano, affiorano delle roccette: è la Cima dei 3 cannoni, distante circa 30 minuti dal rifugio. Decidiamo di farci una visita, ci leghiamo (è pur sempre un ghiacciaio crepacciato) e andiamo. Sul percorso Roby ci rinfresca le nozioni della salita con ramponi: corda a valle, piccozza a monte, e la tecnica per fermarsi con la piccozza in caso di scivolata. Ci raccomanda di alzare subito i piedi in modo che i ramponi non si frenino nel ghiaccio facendoci ribaltare con la testa a valle. La prontezza di riflessi è indispensabile. Facciamo le foto di rito al cannone della prima guerra mondiale, poi si torna.


11 agosto, lunedì - questa volta le previsioni hanno sbagliato a nostro favore: davano brutto fin dal mattino, in verità è una giornata splendida, senza una nuvola e senza vento, l'ideale per andare in cima. La notte è stata buona, siamo ormai tutti ambientatissimi, il dislivello in salita è poco (500 m), la durata del percorso è breve (2 ore). Ci hanno lasciato un thermos per la colazione, un te schifosissimo, 2 biscotti e un po' di pane-burro-marmellata: i rifugisti prima delle 7 non si vedono e noi partiamo esattamente alle 7. Davanti a noi ci sono solo una cordata da 4 e una da 3. Ci leghiamo, ci ramponiamo, Bep fa il passo, lento e costante, io in mezzo, Roby dietro, bastoncino in una mano, piccozza nell'altra.


La salita resta a lungo comoda, dolce, panoramicissima. C'è un tratto quasi pianeggiante prima della rampa finale, lì con una rimonta superiamo i 3 poco davanti a noi che sono leggermente più lenti. Entriamo nell'ombra della montagna e cominciamo la salita più ripida e stretta che con qualche zig-zag porta alla sella tra la cima Zufall e il Cevedale. Lì aspettiamo che i 4 davanti a noi tornino indietro poi affrontiamo la crestina, breve ma molto suggestiva, che porta alla vetta: qualche sasso libero dalla neve e, incredibile, nessuna croce. Sono esattamente le 9.

Siamo a 3769 m, la vista è indescrivibile e commovente, si riconoscono in lontananza le forme delle Dolomiti, perse nella bruma, si vede tutta la traversata che avremmo dovuto fare, dal Vioz a qui, si riconoscono il Brenta, la Presanella, l'Adamello, più lontano il gruppo del Bernina (eravamo lì sotto 10 giorni fa...), e poi il monte Pasquale subito sotto di noi, tutta la salita fatta dalla Casati, le due punte minori del Cevedale (Zufall e Cevedale II)... Facciamo un bel po' di foto, mangiamo un po' di pane-salame-formaggio-cioccolato, chiacchieriamo con i 3 che avevamo superato, giunti nel frattempo, guardiamo col binocolo, ma alla fine si deve scendere: sul ghiacciaio sotto di noi come tante formichine in fila stanno salendo parecchie cordate.

  Breve sosta alla Casati per rifare gli zaini e far asciugare la corda, poi discesa fino all'Albergo dei Forni, infinita... Si riprendono le macchine, purtroppo il tempo volge al brutto e questa volta sarà per più giorni, per cui si torna a casa. Ma prima del lungo viaggio ci concediamo un alberghetto perché dopo 2 notti in furgone e 2 in rifugio ben oltre i 3000 m quello che veramente sogniamo è una doccia calda.

 

le foto sono qui: http://www.bepvalestate2006.altervista.org/08-08-08-Vioz%20e%20Cevedale/index.html

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