venerdì 10 ottobre 2008

Alta Via della Valmalenco

(val)

27 luglio - E' domenica, il tempo fa schifo come da previsioni, ma domani dovrebbe cambiare. Ci facciamo tutta la Valtellina attenti ai cartelli di limite orario (50/70km/h) tra capannoni, fabbrichette e tristi case di fondovalle e non ci passa più... A Sondrio giriamo a sinistra e ci infiliamo nella Valmalenco, fino a Chiesa. Lì prendiamo la nuova funivia, enorme, una cabina porta 160 persone... sembra una piazza. Il rifugio Palù, sul lago omonimo e sul sentiero dell'alta via, quest'anno è in ristrutturazione quindi cercheremo posto al rifugio Motta (privato, 2180mslm), a 15/20 minuti dall'arrivo della funivia. Il tempo è infame, pioviggina. Arriviamo all'ora di merenda senza però aver pranzato: la simpatica rifugista, Paola, ci tenta con dei pizzoccheri buonissimi, che mangiamo in speciali piatti di sasso, poi saliamo nella nostra cameretta, 2 lettini, un lettone, bagno con doccia e asciugamani. Il rifugio è stato completamente rinnovato 2 anni fa, da semplice costruzione in pietra a vero albergo con pochi posti letto ma un'enorme sala da pranzo (ristorante soprattutto per gli sciatori in inverno). Siamo gli unici ospiti e chiacchieriamo con la famiglia che cena accanto a noi: il padre di Paola ci illustra le vecchie foto appese e ci racconta di suo padre, primo gestore del rifugio quando era ancora una baita. Le due bimbe di Paola vogliono già servire a tavola, promessa di quarta generazione di rifugiste, poi tirano fuori un pc e cercano di collegarsi ad internet ingarbugliando tutti i fili. Monelle e sveglissime, molto carine. Cerco di coinvolgere bep facendogli vedere il giro che faremo nei prossimi giorni, ma si disinteressa dicendo che tanto gli faccio io da guida e so io dove andare...

28 luglio - C'è un sole stupendo e comincia il vero trekking lungo il tracciato dell'Alta Via della Valmalenco, segnato con un triangolo giallo in cui è inscritto il numero del giorno di marcia (noi abbiamo iniziato oggi ma in realtà questo sarebbe il quinto giorno del trek). All'inizio purtroppo camminiamo su sterrate e piste da sci, intorno a noi ogni crinale ha il suo impianto di risalita... era qualche anno che mancavo da questi posti e mi sembra che abbiano veramente esagerato. Il lago Palù dall'alto invece è molto bello. Pausa foto all'alpe Campolungo dove una marmotta si mette in posa come una diva. Dopo un po' comincia il bosco e il paesaggio migliora, la stradona diventa sentiero, fino ad arrivare al grande alpeggio Campascio (1844mslm) sotto i rifugi Mitta e Musella. Da lì comincia una salita interminabile, prima nel bosco fino ai due rifugi, poi per il sentiero chiamato dei sette sospiri, perché supera sette dossi morenici fino ad arrivare, salendo con ripido zig-zag, al rifugio Carate (2636mslm). Sono affezionata a questo piccolo rustico rifugio del CAI, vorrei fermarmi qui invece che proseguire per l'enorme Capanna Marinelli, da 210 posti letto, ma bep preferisce arrivare all'ambiente glaciale che ci aspetta aldilà della Bocchetta delle Forbici, pochi metri sopra alla Carate. Così qui ci fermiamo solo a mangiare, splendidamente, e a fare due chiacchiere coi gestori... sarà per la prossima volta. Ed ecco finalmente apparire, anche se un po' velati dalle nubi, i ghiacciai e le cime. Dalla bocchetta si pesta qualche nevaio e si scende fino al laghetto e al torrente ai piedi della vedretta di Caspoggio, poi si ricomincia a salire ancora ripidamente a zig-zag fino alla Capanna Marinelli (CAI, 2813mslm). Pochi ospiti, clima tranquillo, gestori molto disponibili, ottima vista. Bep comincia a interessarsi ai luoghi, soprattutto al Bernina e alla Capanna Marco e Rosa, e compra una cartina 1.25.000 della zona. Verso sera pioggia violentissima, ho lasciato fuori gli scarponi ma qualche anima pia me li riporta dentro. Abbiamo una stanzetta carina da 2, con lenzuola verdi.

29 luglio -  Mattina splendida. Seguiamo i consigli dei rifugisti e partiamo dopo le 9, in modo che arrivi il sole sul tratto di ghiacciaio che dobbiamo attraversare. Oggi ci tocca un sentiero breve ma "puntinato" cioè per esperti e siamo incredibilmente soli (lo saremo per tutto il giorno). Si scende lungo il sentiero da cui siamo saliti, ma poco dopo lo si abbandona proseguendo su grossi sassi scomodi, in quota, lungo la morena alla sinistra del ghiacciaio. Questo tratto mi sembra lunghissimo, finalmente si arriva al ghiacciaio, che affrontiamo legati e con ramponi.

Con leggera e tranquilla salita arriviamo alla Bocchetta di Caspoggio (2983mslm). Da qua è tutta discesa, prima con un breve tratto di corda fissa, poi tra nevai e roccette spacca-schiena alla ricerca del triangolo giallo (oggi ha inscritto il numero 6) che ci indichi il giusto percorso, infine per prati, si arriva al rifugio Bignami (CAI, 2400mslm).  Lungo il percorso restiamo folgorati dalla bellezza della Vedretta di Fellaria, alla nostra sinistra, con enormi blocchi di ghiaccio pronti a cadere tra boati e tonfi e con un'altissima cascata ed altre minori che scaricano nel grande lago dell'Alpe Gera. Appena entrati nel rifugio il profumo di aglio ci convince che è ora di pizzoccheri, al tavolo accanto al nostro pranzano madre e figlio, molto belli e fotogenici, che però tornano giù subito dopo. Pomeriggio di ozio, foto e piccole esplorazioni nei paraggi. Alla sera due chiacchiere con gli unici altri due ospiti del rifugio e con i giovani gestori. Bep gioca a scacchi su una scacchiera antica con Mauro, ragazzo milanese che fa la stagione qui. Abbiamo una stanzina da 3 solo per noi, con lenzuola rosse e vista sulla Vedretta di Fellaria.  

30 luglio - Altra giornata di sole. Scendiamo dal Bignami verso il lago di Alpe Gera, aggirandolo in senso orario e passando sui molti ponticelli che attraversano i torrenti del disgelo, poi risaliamo verso l'alpeggio di Gembrè, dove facciamo foto alle baite, proseguiamo quindi con saliscendi lungo il lago passando sotto ad alcune vie attrezzate e sotto ad un grosso masso spaventosamente sporgente sul lago, e infine ci infiliamo con una ripida salita nella Val Poschiavina, lunghissima valle che porta in Svizzera e che ci accoglie con un bellissimo alpeggio dal verde incredibile.   Il sentiero (triangolo giallo con numero 7) risale tutta la valle e il torrente fino alle roccette che conducono al passo Canciano (2464mslm), segnato dal cippo di confine. Lungo tutto questo percorso, voltandoci indietro, rivediamo i grandi ghiacciai intorno al Bernina, e che al passo si specchiano nel primo dei numerosissimi laghetti che incontreremo. Ho iniziato a contarli ma ho perso il conto quasi subito... Prosegue per un po' la salita e infine al passo di Campagneda (2626mslm) si cambia valle e si comincia a scendere: nei bellissimi laghetti alpini ormai si specchia il monte Disgrazia.    Al Piano di Campagneda (circa 2250mslm) proseguiamo in quota, per prati e pascoli, sotto al Pizzo Scalino, fino ad arrivare alla magnifica Alpe Prabello, un vero villaggio di baite e corsi d'acqua, dove sorge anche il rifugio Cristina (privato, 2287mslm). Anche qui pochissimi ospiti (noi, una coppia di tedeschi e un tipo strano e solitario) come in tutta l'Alta Via, ed è davvero incredibile che una zona così bella sia così poco battuta. Abbiamo un'intera camerata a disposizione solo per noi e ci concediamo una fantastica doccia a gettoni in 2. Dopo cena parliamo col solitario che domani andrà sul Pizzo Scalino: siamo tentati di aggregarci, ma a differenza di quel che avevo trovato in internet (facile ghiacciaio) ce lo descrive come una cosa lunga e complicata a causa del ritiro dei ghiacciai, con massi instabili e passaggi di arrampicata, inoltre il tempo sembra incerto, così rinunciamo.  

31 luglio - E' il giorno del ritorno, poco a poco le nubi si diradano, un po' più tardi delle altre mattine, ed esce la solita splendida giornata. Con gli zaini già pronti ci attardiamo a fare foto tra le baite del paesino ed è così che bep scopre l'azienda agricola della famiglia Negrini: lei sta mungendo le capre e mentre aspettiamo che finisca e che ci venda un po' di formaggio ci racconta la sua vita di ex luganese trasferita all'Alpe Prabello per amore. Hanno 2 figli e un sacco di animali: mucche, capre, maiali, un asino, una pecora, una gattina, 2 cani che hanno fatto da poco 2 cuccioli, canarini, pesci... Assistiamo ad alcune fasi della lavorazione del formaggio, bep fa un miliardo di foto a tutto e al momento di partire, ormai finalmente innamorato del posto, mi dice: "L'anno prossimo ci torniamo".  Così ci avviamo sull'ultimo tratto, inizialmente in quota sul segnavia "triangolo giallo con 8", poi arrivati all'alpe Acquanegra pieghiamo a destra e scendiamo fino alla strada asfaltata e oltre... finchè qualcuno ci prende su, nel nostro caso un pullman strapieno di ragazzi (stiamo in piedi nel corridoio) che dopo arditi tornanti ci deposita al parcheggio della funivia di Chiesa dove abbiamo lasciato la nostra casina-furgone.

le foto sono qui: http://www.geis.altervista.org/08-07-Valmalenco/

1 commento:

Vera ha detto...

Scusa, scusa, scusa, Mila klee! Non ci avevo proprio pensato, è che tutti questi intrecci possibili non li ho ancora ben recepiti.
:)